Premessa
Introduzione alle immagini
Ho evitato le foto a colori proprio perche' in una vicenda cosi' tragica non vedo colore ed ho cercato di immaginare, attraverso l'obiettivo, quale poteva essere il punto di vista da entrambe le parti, cercando di "sentire" lo stato d'animo di chi attacca e, tra infinite difficolta', non e' sicuro di farcela e di chi si difende e, vedendo la portata dell'offensiva nemica, sente avvicinarsi la fine.
Le poche foto scattate all'interno del cimitero militare statunitense, ho deciso di farle dopo una lunga riflessione sull'opportunita' o meno di scattarle: alla fine la mia decisione e' stata motivata dalla sensazione che puo' dare il trovarsi in mezzo alle salme di 10.000 persone, sapendo che si tratta di meno del 10 per cento del totale delle sole vittime militari di questa operazione.
Trovandomi in quel luogo e vedendone la vastita', ho avuto la dimensione precisa della vastita' di quella tragedia, in termini di sacrifici umani, ed ho cercato di ritrasmetterla a chi guarda.
Note tecniche sulle foto.
Le immagini contenute in questa pagina sono state scattate tutte in bianco e nero su una pellicola molto morbida e che, a seconda dell'esposizione, acquista una dominante seppiata piu' o meno evidente.
L'obiettivo utilizzato per tutte le foto ha caratteristiche di qualita' non elevate, e, di proposito, la lente frontale non e' stata ripolita spesso dalle traccie di umidita'.
La giornata era coperta con pioggia a tratti, e luce era piatta ed uniforme.
La combinazione di tuti questi elementi ha prodotto delle foto che, dal mero punto di vista tecnico, non hanno una qualita' di immagine elevata, ma rispecchiano appieno lo stato d'animo che volevo infondere a chi guarda questa mia sorta di reportage.
Sensazioni sui luoghi dello sbarco
Pianificando il giro in territorio francese, nell'estate del 2000, oltre ai luoghi turisticamente belli ed interessanti, ho incluso anche un giro sulle spiagge che il 6 Giugno 1944 furono teatro di una delle piu' importanti e tragiche operazioni militari della storia.
L'ho fatto non per poter dire di esservi stato, ne' per farmi una foto-ricordo tra i mezzi della seconda guerra mondiale, ma per una doverosa testimonianza ed un omaggio a coloro che, su quella terra hanno lasciato tutto il loro futuro.
Credo, infatti, che anche delle pagine piu' tristi della nostra storia vada tenuto un perenne ricordo, per doveroso rispetto a chi ne e' stato protagonista, e per non ripetere gli stessi errori del passato.
Di questa idea devono essere pure i francesi, che hanno cercato di non dimenticare, anzi, hanno dedicato a quella pagina importante di storia un grosso numero di musei, raccolte, testimonianze a cielo aperto.
Per non dimenticare, tutte le localita' della battaglia di Normandia, hanno mantenuto i nomi in codice dati dal comando alleato: ritroviamo cosi' le spiagge di Omaha beach, Juno beach, Sword beach, Gold beach, Sword beach, cosi' come siamo abituati a conoscerle tramite i film di guerra made in USA.
Per non dimenticare ogni paese ha il suo cimelio di guerra (un carro, un cannone, un bunker) perfettamente conservato cosi' come era all'epoca, ma anche una croce, una stele, un cippo, in cui si ringraziano i soldati "liberatori", e si ricordano i nomi delle vittime della guerra.
Forse e' proprio questa la parte piu' emozionante, quella che ci lascia gelare il sangue nelle vene: non solo freddi numeri di vittime, ma nomi e cognomi, eta', data di morte.
E' non solo, un ringraziamento ai singoli, ma un modo per ricordare a chi passa di li' che dietro le fredde statistiche sulle vittime, ci sono esseri umani, drammi umani, famiglie spezzate con il solo, crudele ma indispensabile, scopo di porre finalmente fine ad una guerra assurda che di vittime ne aveva avute mietute fin troppe (ma, detto senza retorica, quando si puo' dire che le vittime di una guerra siano troppe? ).
Per non dimenticare, i bunker delle difese costiere tedesche sono stati lasciati al loro posto, con i cannoni, o distrutti dalle cannonate delle navi alleate.
Per non dimenticare, in una localita' (Pointe du Hoc) sono stati lasciati al loro posto non solo i resti di una grossa postazione tedesca distrutta, ma anche le buche prodotte sul campo dalle bombe che demolivano la piazzaforte; e' impressionante camminare in mezzo a crateri di oltre 6 metri di diametro ed altrettanti di profondita' (sapendo che sono passati oltre cinquant'anni, che la natura e l'erba hanno in parte ridimensionato il tutto),
vedere blocchi di cemento di diversi metri di spessore sbriciolati come grissini e pensare a chi c'era dentro, agli ultimi momenti di un soldato, un uomo, che ha avuto la sventura di nascere e finire nel posto sbagliato, nel momento sbagliato, la sventura di non essere stato ferito il giorno prima per finire al sicuro in qualche ospedale), un uomo che vede i bunker vicini sgretolarsi uno dopo l'altro con la consapevolezza che la prossima bomba, probabilmente sara' per lui.
E non importa di che parte fosse.
Per non dimenticare sono stati istituiti itinerari tematici, ognuno dei quali tocca i luoghi piu' significativi di una fase della battaglia, ben spiegati da una brochure distribuita in tutti gli uffici turistici (Spiagge dello sbarco anglo canadese, spiagge dello sbarco USA, lo scontro, la ricerca di un porto, la controffensiva tedesca, l'accerchiamento, l'annientamento della resistenza).
Simbolo del tutto e' un gabbiano stilizzato e lo slogan "Normandie Terre-Liberte' ", per ogni itinerario proposto il gabbiano ha un colore diverso, e, tramite esso, tutte le indicazioni stradali riportano il tema del percorso che si sta compiendo.
Per non dimenticare, alla fine dell'opuscolo sono indicati tutti i cimiteri di guerra presenti nella zona, con il numero di soldati sepolti in ognuno di essi (per un totale di quasi 100.000 vittime militari, esclusi i soldati francesi); sono indicati e sepolti qui non solo i "liberatori", ma anche gli occupanti (i tedeschi, che sono ben oltre la meta') forse per pieta' umana, forse per rispetto verso l'uomo, che, a prescindere dalla divisa che indossa, non e' certo il responsabile degli avvenimenti.
Per non dimenticare, sul campanile della chiesa di St-Mere-Eglise c'e' ancora appeso un paracadutista (una statua con il paracadute impigliato ad uno dei pinnacoli del campanile) che ricorda l'analogo episodio (raccontato anche nel film "Il giorno piu' lungo") accaduto durante il lancio dei paracadutisti nelle prime ore del 6 Giugno 1944.
Per non dimenticare l'angoscia che ho provato visitando questi luoghi, ne ho conservato un ricordo fotografico un po' particolare: un solo rullino (e chi mi conosce sa che un solo rullino per me e' come non fotografare) in bianco e nero con una pellicola molto morbida e dalle dominanti color seppia: per me questi luoghi (non so se riesco a spiegarmi) non hanno colore.
Intendo dire che se i colori delle immagini, normalmente, danno un ricordo vivo di cio' che e' rappresentato nell'immagine stessa, non riesco ad associare colore all'immagine di questi luoghi (so che e' un concetto difficile da esprimere, ma ci provo lo stesso): grazie anche al clima piovoso (nuvolosita' uniforme e pioggierellina a tratti) tutti i ricordi che ho conservato, e le foto che ho scattato, non sono ben definiti, anzi, di molti luoghi conservo piu' la memoria delle sensazioni che quella strettamente geografica.
Purtroppo non tutti coloro che si recano in questi luoghi lo fanno con lo spirito della memoria storica e del rispetto per tutte le persone oltre 100.000 che su queste terre hanno perso la vita: capita, e purtroppo capita molto spesso, di vedere gente che si fa riprendere sorridente seduta su un carro, appoggiata ad un cannone, o affacciata alla finestra di un bunker.
ognuno la pensa a modo suo, per carita', non mi voglio ergere a giudice dei comportamenti altrui, ma questo modo di fare lo reputo poco rispettoso nei confronti di coloro che hanno pagato con la vita anche per la liberta' di cui oggi noi godiamo, tenuto conto anche del fatto che, a volte, vengono da persone con un'eta' tale per cui gli eventi bellici devono averli vissuti, se non direttamente, comunque abbastanza da vicino.
Comunque, nonostante tutto, nonostante possa essere pesante interrompere per qualche giorno lo spirito spensierato delle vacanze per visitare questi luoghi, ritengo utile per il bagaglio culturale e per la coscienza di ognuno di noi spendere anche un solo giorno da queste parti, sperando anche in un clima uggioso, che ancor di piu' accentua le sensazioni che questa zona provoca.
Concludo citando solo un paio di luoghi che mi sono rimasti particolarmente impressi (a parte Point du Hoc di cui ho gia' parlato: Omaha Beach ed il cimitero statunitense subito sopra la spiaggia. Di Omaha Beach avevo negli occhi solo le immagini dei film di guerra, ed in effetti non e' molto differente: una spiaggia molto lunga, e, a seconda della marea molto profonda e dominata da una collina.
L'ho girata sia dal lato della collina che da quello della spiaggia, cercando di guardarla con gli occhi del soldato.
Dall'alto, la spiaggia appare sconfinata.
Posso immaginare cosa abbia potuto provare un soldato tedesco (per quanto riguarda i soldati ho il massimo rispetto per entrambe le parti) che si vede sbarcare un'infinita' di "nemici" su un fronte di diversi chilometri ed a getto continuo e si trova, contemporaneamente sotto il tiro dell'artiglieria delle navi:
la spiaggia e' minata, vi sono ostacoli artificiali, ma quei soldati continuano a sbarcare e, pur lentamente, avanzare, e questo nonostante il fatto che quasi tutti i colpi da lui sparati vadano a segno.
Immagino il senso di angoscia e di impotenza nel vedere, nonostante tutti i propri sforzi, la fine che sia avvicina, e la fine non vuol dire solo la sconfitta, ma, quasi sicuramente la propria fine.
Mi sono spostato dal lato del mare per potermi ora cercare di percepire le sensazioni del soldato USA: e' impressionante l'impressione che fa la collinetta di fronte, se la si immagina piena di postazioni. La spiaggia e' abbastanza profonda e praticamente priva di ripari (immagino che all'epoca fosse stata ripulita dai pochi massi che vengono giu' dalla collina). Da lassu' gli altri sparano da tutte le parti, e sono "al sicuro" dietro muri di cemento armato. L'uniforme e' inzuppata d'acqua ed i movimenti sono alquanto difficili.
E la collina e' sempre la', il pendio ripido la rende visivamente quasi inespugnabile: io indossavo un paio di pantaloni comodi, scarpe da ginnastica, il mio zaino fotografico pesava poco piu' di una decina di chili, i miei vestiti, schizzi di pioggia a parte, erano asciutti, e per arrampicarmi sulla collina, senza ostacoli, una certa fatica l'ho fatta; i soldati avevano, tra zaino, armi, munizioni, equipaggiamento vario, diverse decine di chili addosso, gli anfibi pieni d'acqua e sabbia ed i vestiti zuppi ed insabbiati:
non riesco ad immaginare quale sforzo abbiano dovuto fare, considerando anche gli ostacoli artificiali messi li' dagli avversari ed il fatto che avevano senz'altro paura e che gli stavano sparando addosso.
L'ho fatto non per gioco, ma per cercare di rendermi conto di cosa puo' essere stato, da entrambe le parti, quel giorno: sono arrivato ad Omah Beach carico d'angoscia (ed con le parole non riesco a rendere l'idea di quanta fosse), vi lascio immaginare cosa potessi provare quando me ne sono andato.
Lasciata la spiaggia mi sono diretto al vicino cimitero USA di Colleville sur mer, e ci sono arrivato poco prima dell'ammainabandiera.
Ho visto molte volte nei film i prati verdi tenuti alla perfezione, disseminati di un'infinita' di croci bianche, tutte uguali, tutte perfettamente allineate, ma vederlo dal vivo e' qualcosa di allucinante.
Ogni croce un numero di matricola sul davanti ed un nome-cognome-provenienza-data sul retro: la data di morte e' per quasi tutti uguale (6-6-1944), lo sapevo che la maggior parte di vittime ci sono state proprio in fase di sbarco, ma vederlo e' tutta un'altra cosa.
Ogni tanto un mazzetto di fiori secchi vicino sotto una croce, ogni tanto una stella di David al posto della croce (non vi sono divisioni per religione, ma uomini che stanno tutti insieme, quasi a sottolineare il comune destino),
ogni tanto una croce senza numero di matricola ed una scritta sul retro che indica l'impossibilita' di dargli un nome, un volto, una storia: queste sono le uniche differenze che si possono cogliere.
Il cimitero e' sconfinato, vi sono poco meno di 10.000 salme, e' impressionante camminarci in mezzo e tentare di immaginare diecimila vite spezzate, diecimila famiglie distrutte?
Poi la musica, l'ammainabandiera, il silenzio assoluto interrotto solo dalle note e dai movimenti sempre uguali di una cerimonia che e' l'unico omaggio che un paese puo' rendere per sempre ai suoi caduti.
L'unico momento in cui tutti, anche quelli che prima sorridevano mentre qualcuno scattava loro una foto-ricordo vicino ai cannoni, hanno un comportamento rispettoso nei confronti di una tragedia, stanno tutti in silenzio, anche i bambini.
Forse qualche lacrima scorre.
Forse qualcuno riesce a sperare che tutto questo servira' a qualcosa, che qualcuno riesca a prendere lezioni dalla storia, che questo non si debba piu' ripetere.
Forse e' solo una mia speranza, speranza che spero qualcuno condivida veramente.
Forse.
Credo che non riusciro' facilmente a dimenticare, e non solo per un dovere nei confronti della storia, nei confronti di questi diecimila ragazzi o degli altri centomila sepolti qui attorno.
Scusate la retorica, ma e' proprio per non dimenticare che ho scritto queste cose.
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